ITALIANO
Vent'anni fa, molto prima di Airbnb, Home Away, Home Exchange, Homelidays, a Cuba sopopolava la moda delle case particular, cubani che avevano trasformato la loro casa, o più spesso parte di essa, in struttura turistica. Cosi avevo soggiornato a L'Havana, a Trinidad, a Cuernavaca, dove l'accoglienza era spesso più che spartana - nell'ultima delle località citate, al tempo ancora ben poco sviluppata, la famiglia ci aveva ceduto la sua capanna nel bananeto ed era andata a stare dai vicini.
Ora che viaggiare preferendo agli hotel le case della gente è diventato un grande sistema digitalizzato ed un piccolo business per molti giovani disoccupati disposti a condividere una stanza del loro appartamento, approfitto sempre di questa possibilità.
E così, abitando nelle case delle persone, scrutando le loro letture, indovinando le loro abitudini dall'organizzazione degli spazi, immaginando la loro personalità osservando gli arredi, ho conosciuto intimamente - pur senza averli mai incontrati - Florin di Londra, Yves di Parigi, Trevor di Minorca e altri.
Comincia però con Ivo di Mljet la rubrica di Personal Storytelling dedicata al viaggio "personal", o "particular", come direbbero i cubani.
Monti aspri come cuoio frusto sulla costa croata, i versanti solcati dalle bianche diagonali delle strade, con improvvisce strisce di verde, segno di portentosi venti e umidità, il bianco ottico delle pale eoliche e delle vele issate sugli alberi maestri. Verso sud sbiadiscono nella foschia i rilievi del litorale dalmata, montenegrino e poi albanese. Dalla barca da pescatore dipinta di fresco d'azzurro, le onde sembrano le falde della gonna di un immenso dervisci tourner. Dalle trasparenze dell'acqua bassa, si intravede il dondolio della poseidonia oceanica, con le lunghe foglie ossidate dalla salsedine. In una piccola radura di questa prateria sotterranea, s'aggrappa al fondo una stella marina.
Mljet incanta con i suoi aromi balsamici, coi suoi fichi maturi, i suoi melograni e bergamotti, col verde accecante dei suoi pini d' Aleppo, che misteriosamente ricoprono la crosta di quest'isola su cui si narra che Ulisse incontrò Calipso.
Qui ci è venuto incontro all'arrivo un pescatore alto due metri, a torso nudo e con pantaloncini consunti, un po' gobbo, con la voce profonda, gli occhi malinconici e le sopracciglia folte e lunghissime.
Eliza, you arrive here, all alone! You have so much positive energy!
Ha continuato a tuonare ogni giorno, tra le pulizie degli appartamenti, le uscite a pesca, il check out di un ospite o la grigliata per un altro.
Ivo, si chiama quest'omone filiforme, dallo sguardo buono e dalla gran voglia di parlare, nonostante l'inglese precario. Gli piace insegnare, a Ivo. Racconta di corde, boe, ancore, catene, venti, onde senza coniugare i verbi, infilando qua e là parole croate, italiane e dialetto dalmaziano, poi ti chiede "Understand?" e, dopo tutti i suoi sforzi, non puoi che dirgli di si.
Ci offre il pesce che pesca, entra in cucina e preleva dal tegame per allungarcelo un generoso assaggio di quello che sta cucinando la moglie Mirjana, cuoca all'ospedale di Dubrovnik ed ex cuoca dello Stermasi, il miglior ristorante dell'isola. Mai mangiato un capretto arrosto cosi fenomenale!
Ivo ci offrirebbe tutto, prenoterebbe per noi un sole della giusta temperatura e un maestrale della giusta intensità, se sapesse la lingua ci racconterebbe barzellette per tenerci allegri. Ha staccato dalla rete da pesca che decora la parete della sua cucina un'enorme conchiglia per scusarsi di un disguido irrilevante. Ci ha portato con lui a pescare, ci ha spiegato il motore entrobordo, la pesca con le gabbie, ci ha fatto impugnare il timone. Alla terza gabbia che ha sollevato dalle profondità, orrore!, due murene! Eliza go back! Mi ha fatto spostare, ho preso mio figlio in braccio mentre lui rilasciava sul pagliolato i due neri rettili di mare e subito ha cominciato a colpirli con una clava finché ha ammazzato la grande, mentre la piccola è riuscita a sgusciare via e infilarsi sotto il motore. Ivo allora ha preso il coltello e l'ha tirata fuori infilzata per la gola.
Ivo è un gigante sanguigno, affettuosamente invadente, osservatore, istintivo, curioso della gente, con un rispetto antico e una semplicità saggia che lo tiene vicino al suo cuore. E' un romantico che ancora aspetta il tramonto per caricare sua moglie Mirijana e due birre sulla barca e fare rotta verso il sole rosso.
Oggi, giorno dell'Assunzione di Maria in cielo e a due mesi dalla morte della madre, per la prima volta Ivo ha indossato le scarpe e i pantaloni lunghi, e col figlio più piccolo e più solare dei tre è salito sull'auto bella per andare alla processione, contrariato solo dal rifiuto della figlia di andare con lui.
Era bastato parlargli per telefono per capire che per quell'uomo concreto nulla era più importante della parola data, del contatto umano, delle stagioni per pescare e raccogliere le olive. Per abuso d'empatia, al telefono mi ero messa a parlare un inglese così ingolfato, che mio marito si chiedeva cosa mi stette succedendo.
Don't worry Eliza, no problem. Ripete Ivo, anche quando ci s'inceppa il motore della barca che ci ha noleggiato.
Per Ivo di Mljet, sindaco di Saplunara, grande fan dell'energia positiva e grande oppositore dell'industria e dell'arroganza, tutto si aggiusta, basta non avere fretta. Ma in fin dei conti, che fretta bisognerebbe mai avere affacciati su una baia silenziosa dal nome dolce e avvolgente come Saplunara?
ENGLISH
Twenty years ago, long before Airbnb, Home Away, Home Exchange, Homelidays, in Cuba the casa particular was the hottest trend. Cubans used to transform their house or part of it into a bed and breakfast. I stayed in a casa particular in L'Havana, in Trinidad, in Cuernavaca - in the last one, a tiny seaside village, at that time still undeveloped for tourism, a family gave us their shed in the middle of a banana orchard and went to stay at the neighbours shed.
Now that travelling by staying in people' s houses have become a big digitalized system and a small business for young unemployed, I usually take advantage of this possibility.
By staying in private accomodations, you get to know people without even meeting them, only by observing the layout and the interior design of their flat, by peeping into their books, paintings, pictures. It' in this way that I got to know Florin from London, Yves from Paris, Trevor from Minorca and others.
But it's with Ivo from Mljet - whom I get to know directly, as he lives just beside the flats - hat this Travel Personal Storytelling section begins.
Harsh mountains like worn leather on the croation coast, the slopes ploughed by white roads, with sudden green stripes, sign of prodigious winds and humidity, the optical white of the eolic generators and of the sails on the masts. Southwards the croatian, then montenegrin, then albanian reliefs fade into the haze. From our fishing boat newly painted in light blue, waves look like the skirt of an enormous dervisci tourner. Under transparent water you can see the swinging of the poseidonia oceanica with its long leaves oxidized by salt. In a little clearing of this underwater grassland, a starfish grabs on to the ocean floor.
Mljet enchants with its balsamic herbs, figs, bergamots and pomegranates, with the blinding green of its Aleppo pines, that misteriously cover the crustal plate of this island, where it is said that Odysseus met Calypso.
Here we have been welcomed by fisherman and former sailor Ivo, a two-meter-tall man, a bit round-shouldered, bare-chested, with worn shorts, a deep voice, melancholic eyes and extra long eye brows.
"Eliza you made it all alone til here! You are so full of positive energy!" he kept on thundering everyday, between one cleaning, a check out or a grill and another.
Ivo, that's the name of this thin man, with a mild look and who likes to chat, despite his poor English. He likes to teach, also. He talks about ropes, boats, waves, fish, winds, buoys, chains, without conjugating verbs, inserting here and there Dalmatian, Croatian, Italian words, then he asks you full of hope "Understand?" and you cannot but say yes, after his such big effort.
He offers us the fish he fished in the morning, he goes into his kitchen and takes out of the pan one big portion for us of some typical dish that is beeing cooked by his wife Mirjan, now cook at the Dubrovnik hospital and former first chef at Stermasi, Mljet's best restaurant, where you can taste delicious under-the-bell octopus or lamb. Never tasted a better kid then Mirjana's one!
Ivo would offer us everything, would book for us the right air temperature, would make jokes all the times to keep us cheerful. He removed a huge shell from the fishing net decorating his kitchen's wall and gave it to me to apologize for an irrelevant mistake.
He took us to fishing with him, explained to us how his boat's engine and fishing with cages work, he let us take the helm. At the third cage he lifted from the depth of the sea - horror! - two moray eels! Eliza go back! I picked my son up while he released the black sea snakes on the floor of the boat and started to hit them with a stick. He killed the big one whereas the second one managed to flew and hide under the motor. Then Ivo took a knife and he pulled it out pierced through the throat.
Ivo is a full-blooded giant, an affectionately intrusive person, an observer who can still trust his instinct, have respect and be authentically close to his heart. He's a romantic husband who takes his wife on his fishing boat with two beer bottles and heads for the sun at sunset time.
Today it's Virgin Mary's Assumption day and Ivo has put on for the first time in ten days long- sleeved shirt and long trousers. He has taken the good car and has driven to Koriza with the youngest son, the most cheerful one, to the service. When he left he was a bit nervous, I guess maybe it was because his daughter did not want to go.
It had been enough talking to him over the phone for the reservation to seize that, for that practical man, nothing was more important then a promise, a dialogue, and the season for fishing and picking olives. This all was a perfect premise for the relaxing holiday I was looking forward to. For enthusiasm and an excess of empathy, I started talking with him in a totally basic, even stammering, English.
Don't worry Eliza, no problem, keeps on saying Ivo, also when the engine of the boat we rented from him would not start again.
For Ivo from Mljet, mayor of Saplunara, a big fan of positive energy and a fighter of industry and arrogance, everything can be fixed, you just do not need to hurry.
On the other hand, why should you ever hurry up, in the peaceful bay with the sweet name of Saplunara?
by Elisa Barbieri
Contact
Ivo Pitarevic
http://www.apartments-ivo-mljet.hr/en/