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Mia Le Journal - The party

Some shots from the celebration event of the tenth issue "Nomade Issue" of the Mia Le Journal artbook, to which I collaborated with the creation of the story "The Nomad Society" and the copywriting of the “Colorado Blues” photoshooting. In an era characterized by a continuous migration of people and ideas, Mia Le Journal narrates nomadism today, through a multi-expressive aesthetic, which gives life to a multifaceted container of dreams, ideas and moods. Four different covers with present characters who, in their creative sphere,represent nomadism in an intimate and personal key. Among them Lou Doillon, daughter of Jane Birkin, musician and muse for large fashion houses, portrayed by Danlio Falà with Federica Trotta Mureau's Art and Fashion Direction. Event in collaboration with "Elisa Sednaoui Foundation", an international organization that carries out educational projects against bullying and violence, for cultural aggregation and talent development.

Elisa

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Mia Le Journal - The party Qualche scatto dall’evento di celebrazione del decimo numero “Nomade Issue” dell’artbook Mia Le Journal, cui ho collaborato con la creazione della storia “The Nomad Society” e del copywriting del servizio “Colorado Blues”. In un’epoca caratterizzata da una continua migrazione di persone e idee, Mia Le Journal racconta il nomadismo al giorno d’oggi, attraverso un’estetica multi-espressiva, che da vita ad un contenitore poliedrico di sogni, idee e stati d’animo. Quattro cover diverse con presenti personaggi che, nella loro sfera creativa, rappresentano il nomadismo in una chiave intima e personale. Tra loro Lou Doillon, figlia di Jane Birkin, musicista e musa per grandi case di moda, ritratta da Danlio Falà con l’Art and Fashion Direction di Federica Trotta Mureau. Evento in collaborazione con “Elisa Sednaoui Foundation”, organizzazione internazionale che realizza progetti educativi contro bullismo e violenza, per l’aggregazione culturale e lo sviluppo dei talenti.

Elisa


tags: Storytelling, copywriting, fashion, party, mia le journal
categories: Storytelling
Friday 05.29.20
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Invitation to an Italian Journey | Palermo

«L'Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto».

Great Lengths omaggia il capolavoro di Goethe “Viaggio in Italia” nella nuova campagna “The great Italian Journey”, di cui abbiamo curato la direzione creativa e lo storytelling.

Ispirata all’esperienza culturale del 19° secolo, la campagna parla di cinque donne, provenienti da paesi diversi, che si lasciano incantare dalla bellezza di Palermo.

Una città dalla bellezza storica unica, caratterizzata da colori brillanti e da una vivacità particolare, ma allo stesso tempo un posto di rinascita artistica che mantiene intatte le sue tradizioni.

L’intera campagna vuole far emergere la bellezza che contraddistingue posti unici come Palermo attraverso la presenza di cinque protagoniste che, grazie ai loro stili di capelli, riusciranno a creare un contrasto armonioso rispetto al contesto.

Oggi vi facciamo conoscere le protagoniste, ma continuate a seguirci per scoprire l’intera campagna!

«Italy, without Sicily, leaves no image in the spirit. It is in Sicily that the key to everything is found».

Great Lengths pays homage to Goethe's masterpiece "Italian Journey" in the new campaign "The great Italian Journey", of which we have overseen the creative direction and storytelling.

Inspired by the cultural experience of the 19th century, the campaign speaks of five women from different countries who let themselves be enchanted by the beauty of Palermo.

A city with a unique historical beauty, characterized by bright colors and a particular liveliness, but at the same time a place of artistic rebirth that keeps its traditions intact.

The whole campaign wants to bring out the beauty that distinguishes unique places like Palermo through the presence of five protagonists who, thanks to their hair styles, will be able to create a harmonious contrast with the context.

Today we introduce you to the protagonists, but keep following us to discover the whole campaign!

Invitation to an Italian Journey | Palermo
Tuesday 03.17.20
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The worldwide streaming presentation of this incredible new Davines collection by Tom Connell

In questo momento di difficoltà e in cui gli spostamenti sono limitati abbiamo dato ancora più importanza al lavoro che facciamo: essere creativi.
È da mesi che lavoriamo alla direzione creativa della presentazione del nuovo Hair Art Director di Davines, Tom Connell, e a pochi giorni dalla diretta, non potendo essere tutti presenti fisicamente nello stesso luogo, abbiamo deciso di sperimentare un format di comunicazione che ancora non avevamo preso in considerazione.
Si tratta di un comune live streaming, ma con la differenza che è mondiale e che i partecipanti non si trovano tutti nella stessa sede, ma in città diverse: Mantova, Parma e Londra!
Oltre a garantire il regolare supporto tecnico, lavoriamo in maniera sostenibile non usando nessun mezzo di trasporto ma restando a casa.

Questi siamo noi che ci organizziamo per la diretta!


In this difficult time, when travelling is limited, the work we do is more and more important, as being creative means finding solutions.
For months we have been working on the creative direction of the presentation of the new Davines Hair Art Director, Tom Connell, and a few days from its digital worldwide streamingwe decided to experiment a new communication format, not being able to be all physically present in the same place.
Unlike a common live streaming, the actors and the production team are not all in the same venue, but split in 3 different cities: Mantua, Parma and London!
With a couple of participations from the Davines Village and from Milan! In addition to ensuring regular technical support, we work in a sustainable way by not using any means of transport but by staying at home.

This is us, in the backstage of the live broadcast!

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tags: #iorestoacasa, #davines, #livestreaming
Thursday 03.12.20
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Ignazio Cipriani - The Hotel Couture Personal Storytelling

Il Carpaccio (di manzo), il Bellini (cocktail) sono leggende del gusto italiano nate all’Harry’s Bar di Venezia, aperto nel 1931 dal barman Giuseppe Cipriani, inconsapevole antesignano del food-marketing culturale e capostipite di una famiglia che ha costruito un impero nella ristorazione e nell’hôtellerie internazionale. Conoscere i nipoti di Giuseppe, i fratelli Cipriani Ignazio e Maggio, mi fa un certo effetto, lo ammetto.

Ma subito mi sento a mio agio, anzi incalzo e mi godo immaginare l’ennesima trasformazione di New York City, di cui l’hotel Mr C (C come Cipriani) è protagonista.

Carpaccio (beef), Bellini (cocktail) are legends of Italian taste born at Harry's Bar in Venice, opened in 1931 by the barman Giuseppe Cipriani, unaware forerunner of cultural food-marketing and founder of an empire in catering and in the international hotel business. Knowing Giuseppe's grandchildren, the brothers Cipriani Ignazio and Maggio, has had a certain effect on me, I admit it.

But immediately I have felt at ease, imagining the umpteenth transformation of New York City, of which the hotel Mr C (C as Cipriani) is the protagonist.

Ignazio Cipriani
tags: the hotel couture personal storytelling, Elisa Barbieri, giulietta kelly, 00:am, Mr C, Ignazio Cipriani, Maggio Cipriani, Harry's Bar, New York, Giuseppe Cipriani, Carpaccio, Bellini
Thursday 02.27.20
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Carolina Filgueiras - The Hotel Couture Personal Storytelling

Incontrare Carolina Filgueiras è stato come ballare una bossa nova con Caetano Veloso a Copacabana, insomma la summa di alcune tra le cose che amo di più.
Carolina è il sole, il mare, il design, la sensualità di Rio de Janeiro, è l’attività e il pragmatismo di San Paolo, è l’autenticità di Paraty, i luoghi dove sorgono i magnifici Emiliano Hotels.
A lei, che durante la nostra conversazione si è commossa, ricordando il padre scomparso di recente, ho dedicato una storia surreale, in cui il padre, in un volo chagalliano, la ammira con orgoglio.

Leggi “Soul-made” su The Hotel Couture: http://thehotelcouture.com/the-conversazioni/carolina-filgueiras/

Meeting Carolina Filgueiras has been like dancing a bossa nova with Caetano Veloso in Copacabana, in short, the sum of some of the things I love most.
Carolina is the sun, the sea, the design, the sensuality of Rio de Janeiro, she’s the activity and pragmatism of Sao Paulo, he authenticity of Paraty, the places where the magnificent Emiliano Hotels rise.
During our conversation she was moved, remembering her father who passed away recently.
So I dedicated her a surreal story, in which her father, in a kind of Chagallian flight, admires her with pride.

Read the story "Soul-made" on The Hotel Couture: http://thehotelcouture.com/the-conversazioni/carolina-filgueiras/

Carolina Filgueiras
tags: the hotel couture personal storytelling, Elisa Barbieri, giulietta kelly, 00:am, emiliano, Emilianohotels, CarolinaFilgueiras, soul-made
Tuesday 02.25.20
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Broke Soffer - The Hotel Couture Personal Storytelling

Oggi è facile sapere molte cose di una persona con minimo sforzo.
Basta digitare il suo nome su Google o sui social network. Ma non è così per tutti.
E non solo per chi online non c’è per motivi anagrafici, ma anche perché qualcuno fa dell’assenza una scelta consapevole. Una di queste persone è Brooke Soffer, figlia del magnate americano Donald Soffer e manager di uno tra gli hotel più famosi al mondo, lo storico Fontainebleu di Miami.
Incontrarla senza nessuna pre-conoscenza ha voluto dire aprirmi completamente all’ascolto e scoprire una persona sorprendente.

Leggi la storia che ho dedicato a lei, intitolata “All is good” sul portale The Hotel Couture: http://thehotelcouture.com/the-conversazioni/brooke-soffer/


Today it is easy to know many things about a person with minimal effort.
Just type a name on Google or on social networks. But this is not the case for everyone.
And not only for those who are offline for age reasons, but also because someone makes of absence an informed choice. One of these people is Brooke Soffer, daughter of the American tycoon Donald Soffer and manager of one of the most famous hotels in the world, the historic Fontainebleu in Miami.
Meeting her without any pre-knowledge has meant opening up completely to listening and discovering an amazing person.

Read the story I dedicated to her, entitled "All is good" on The Hotel Couture portal:
http://thehotelcouture.com/the-conversazioni/brooke-soffer/

brooke-soffer
tags: The Hotel Couture, giulietta kelly, Elisa Barbieri, 00:am, broke soffer, donald soffer, fontainebleu, miami, frank sinatra, elvis presley, the hotel couture personal storytelling
Thursday 02.20.20
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Mia Le Journal - The party

Qualche scatto dall’evento di celebrazione del decimo numero “Nomade Issue” dell’artbook Mia Le Journal (https://www.mia-lejournal.com/), cui abbiamo collaborato con la creazione della storia “The Nomad Society” e del copywriting del servizio “Colorado Blues”.
In un’epoca caratterizzata da una continua migrazione di persone e idee, Mia Le Journal racconta il nomadismo al giorno d’oggi, attraverso un’estetica multi-espressiva, che da vita ad un contenitore poliedrico di sogni, idee e stati d’animo.
Quattro cover diverse con presenti personaggi che, nella loro sfera creativa, rappresentano il nomadismo in una chiave intima e personale. Tra loro Lou Doillon, figlia di Jane Birkin, musicista e musa per grandi case di moda, ritratta da Danlio Falà con l’Art and Fashion Direction di Federica Trotta Mureau.
Evento in collaborazione con “Elisa Sednaoui Foundation”, organizzazione internazionale che realizza progetti educativi contro bullismo e violenza, per l’aggregazione culturale e lo sviluppo dei talenti.

Some shots from the celebration event of the tenth issue "Nomade Issue" of the Mia Le Journal artbook (https://www.mia-lejournal.com/), to which we collaborated with the creation of the story "The Nomad Society" and the copywriting of the “Colorado Blues” photoshooting.
In an era characterized by a continuous migration of people and ideas, Mia Le Journal narrates nomadism today, through a multi-expressive aesthetic, which gives life to a multifaceted container of dreams, ideas and moods.
Four different covers with present characters who, in their creative sphere,represent nomadism in an intimate and personal key. Among them Lou Doillon, daughter of Jane Birkin, musician and muse for large fashion houses, portrayed by Danlio Falà with Federica Trotta Mureau's Art and Fashion Direction.
Event in collaboration with "Elisa Sednaoui Foundation", an international organization that carries out educational projects against bullying and violence, for cultural aggregation and talent development.

Mia Le Journal - The Party
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Tuesday 02.18.20
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Skin Regimen - Nurturing Nature

Questo video spiega un messaggio fondamentale e sempre più trascurato: l’importanza della natura nella vita dell’uomo.

Guardandolo vi accorgerete che forse non è l’uomo l’essere superiore a tutte le specie, ma la natura, che ci permette di sopravvivere.

Vi lancio una provocazione:

“That is why we must start to consider nature as an intelligent, vibrant and honorable community”.

Avete voglia di cogliere la provocazione e dirmi cosa ne pensate?

Storytelling: Elisa Barbieri
Video editing: Mattia Barbati

tags: nature, #storytelling
categories: Laboratory, Storytelling
Friday 01.31.20
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Video Poetry: Walt Whitman

Un #videopoem realizzato per Skin Regimen e ispirato a Walt Whitman, il poeta che più di tutti ha celebrato la forza, la gioia e la sacralità del corpo. Un inno a fare di noi stessi un poema vivente, a partire da quel capolavoro di fisica che sono i nostri corpi. In piena libertà.

"Riesamina tutto quello che ti è stato detto a scuola
o in chiesa o in qualsiasi libro
rigetta tutto quello che insulta la tua anima
e la tua carne diventerà un grande poema
magnifico
non solo nelle sue parole
ma nelle linee silenti delle labbra
e nel viso
e in ogni movimento
e giuntura del tuo corpo."

Walt Whitman
Prefazione a Foglie d’Erba

tags: #videopoetry, #whitman, #storytelling, #00am
Tuesday 01.14.20
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Augurio ad una Quercia

Buon Anno a tutti voi, a tutti noi, e tutte quelle creature ignorate, segate, bruciate, ma talmente preziose da essere indispensabili al nostro respiro, che sono gli alberi.
Buon Anno alle foreste di tutto il mondo, che sia un anno senza tagli, senza fuochi, un anno di abbracci e di intrecci nel segreto delle radici. E che sia un anno di piedi gentili, che guardano dove poggiano, per non calpestare i fiori.
Per tutti voi un #videopoem ispirato all’Augurio ad una Quercia di Pier Luigi Bacchini.

“Quegli antichi fantasiosi giustamente
hanno visto nel ferro delle tue foglie
il virgulto guerriero,
la severità della forza.
(…)
E la fortuna ti preservi dalle mani brutali dell’uomo.
Che tu possa diventare una torre,
e che gli uccelli trovino un nido duraturo
come i falchi torraioli,
e che tu possa frondeggiare, anche carica di neve.
E nella tua longevità
Tu sia la sovrana di questa valletta.”

Pier Luigi Bacchini

#videopoetry #bacchini #quercia #storytelling #00am

tags: videopoetry, videopoem, storytelling
categories: Storytelling
Friday 01.10.20
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Davines Sustainable Beauty o La bellezza sostenibile di Davines

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Cosa si può immaginare di meglio, che trovarsi a parlare di bellezza? Anzi, a condividere come si "mette in pratica" la bellezza nel proprio lavoro? Si, quando si lavora nella cosmetica, nel design, nell'architettura, si ha l'incredibile privilegio di avere a che fare tutti i giorni con la bellezza, la qualità che più di ogni altra ci fa stare bene, perché - come diceva Platone - di tutte le grandi idee è l'unica, a differenza ad esempio della verità e della giustizia, ad essere visibile. Insomma, la bellezza si manifesta e ci raggiunge attraverso i sensi, dandoci benessere e piacere. Di bellezza, nella sua accezione sostenibile, si è parlato all'ultimo convegno dei Sustainable Salon Partners, il gruppo di affiliati italiani a Davines - gruppo-icona della cosmetica - che si è svolto lunedì 11 febbraio all'Auditorium Paganini di Parma, sala concerti risultata dal magistrale recupero di un ex-zuccherificio ad opera di Renzo Piano. Ho avuto l'onore di moderare una chiacchierata sul tema con la sociologa #Serena Sala, l'architetto #Germana De Michelis, lo stilista #Jesus Oliver Navarro e la fashion stylist #Elisabetta Cavatorta. Tante parole, tante idee, un unico concetto in estrema sintesi: bellezza è una parola dinamica, oggi più che mai. I rapidi grandi cambiamenti sociali che stiamo vivendo ci invitano a ricercare la bellezza nella sperimentazione, come laboratorio di ricerca, che apre alla natura, alla diversità, alla intergenerazionalità, al multiculturalismo. Non per trovare non una nuova definizione, ristretta in una serie di canoni, ma per plasmarci gli occhi e la mente all'apertura continua, a un mondo che sarà sempre meno coerente e sempre più "corrente". Oggi, insomma, cercare e mettere in pratica la bellezza è un grande esperimento di agilità, stupore, flessibilità e innovazione. Altro che parola frivola o superficiale. Mi viene in mente quella bellissima frase di AJ Muste "there's no way to peace, peace is the way". Oppure, a dirla con le parole di Marina Abramovich, "the process is more important than the result". Insomma cercare la bellezza oggi (per come la si intende quando si parla di bellezza sostenibile, cioè anche di etica) è già un rivoluzionario atto di bellezza.

Can you think of a better thing than finding yourself talking about beauty? Indeed, to share how to put beauty into practice in one's work? When you work in cosmetics, in design, in architecture, you have the incredible privilege of having to deal everyday with the search of beauty. Beauty is the quality that more than any other makes us feel good, because - as Plato used to say - of all great ideas beauty is the only one (unlike for example of truth and justice) that is visible. In short, beauty manifests itself and reaches us through the senses, giving us wellbeing and pleasure. We have been speaking of beauty, in its sustainable meaning, at the last conference of the Sustainable Salon Partners, the group of Italian affiliates of Davines - group-icon of cosmetics - which was held on Monday 11 February at the Paganini Auditorium in Parma, a concert hall resulted from the masterful recovery of a former sugar factory by Renzo Piano. I had the honor to moderate a talk on the topic with the sociologist #Serena Sala, the architect #Germana De Michelis, the hairdresser #Jesus Oliver Navarro and the fashion stylist #Elisabetta Cavatorta. So many words, so many ideas, a single concept in extreme synthesis: beauty is a dynamic word, today more than ever. The rapid major social changes we are experiencing invite us to seek beauty in experimentation, as a research laboratory, which opens up to nature, diversity, intergenerationality and multiculturalism. Not to find not a new definition, restricted to a series of canons, but to mold our eyes and mind to continuous openness, to a world that will be less and less coherent and increasingly "current". In short, today, putting beauty into practice is a great experiment in agility, amazement, flexibility and innovation. Other than frivolous or superficial word! I remember that beautiful phrase by AJ Muste "there's no way to peace, peace is the way". Or, to put it in the words of Marina Abramovich, "the process is more important than the result". In short, looking for beauty today (as we mean when it comes to sustainable beauty, that is also ethics) is already a revolutionary act of beauty.

tags: storytelling, beauty, I Sustain Beauty, Davines
Monday 02.18.19
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La Scomparsa di Me – incontro con Gianluigi Ricuperati ad Anghiari

E’ il tempo il tema del Festival dell’Autobiografia di Anghiari 2018. E siccome ho dentro un’insospettabile quanto implacabile vena provocatoria, ho invitato a partecipare all’evento uno che il tempo lo divora, lo prende in giro e lo sconvolge. Nel suo ultimo romanzo “La scomparsa di me” – e non solo. 

Gianluigi Ricuperati si muove agilmente nelle mille opportunità della vita, balzando con talento disinvolto da un emisfero all’altro, muovendosi sul massimo comune denominatore di ogni arte, sempre fedele alla creatività e alla regola della fecondità, in senso lato. 

Quarant’anni, torinese, Gianluigi Ricuperati è non solo scrittore, saggista e giornalista, è anche ex direttore creativo di Domus, curatore, traduttore, appassionato d’arte e di architettura, direttore artistico di eventi culturali, consulente di immagine e comunicazione. Uno che va a cena con Orhan Pamuk e viaggia con Hans-Ulrich Obrist. Uno con cui ho avuto a che fare per il progetto “I gusti degli altri”, da cui ho imparato che, se si ha coraggio, si può davvero affidarsi a chi ti ispira, anche se sconosciuto, e non restare delusi.

Domani avrò il piacere e l’onore di presentare Gianluigi Ricuperati al Teatro di Anghiari e di parlare con lui di tempo. Un tempo sofisticato, quello che descrive nel suo romanzo (o autobiografia? o tutt'e due? lo scopriremo!). Un tempo narrato con eleganza ispirata alla fisica quantistica, il tempo anarchico, microscopico, impersonale di una microparticella velocissima e mutevole.

E il tempo futuro, quello che Gianluigi ha investigato parlando con le 100 migliori menti del futuro nel suo libro 100 Global Minds, pubblicato dalla irlandese Roads e illustrato da David Johnson.

E poi parleremo di qualcosa di molto importante, che vede in Gianluigi, con il suo Institute for Production of Wonder, uno dei propulsori più illuminati del nostro paese: il legame tra arte e cultura. 

Oltre a questo inizio con l’energia frizzante di Ricuperati, il programma del Festival continua con incontri e laboratori per chi ama leggere, scrivere, fermarsi e riflettere. Cose desuete oggi, ma più che mai necessarie. E pure piacevoli, soprattutto in un borgo medievale di intatta bellezza.

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categories: Personal Storytelling
Thursday 08.30.18
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Prendi un poeta, un contadino, un panettiere. O un sognatore.

FESTIVAL DELLA LENTEZZA
COLORNO, 15-17 GIUGNO 2018

Prendi un poeta, un contadino, un panettiere. O un sognatore. Mettili tutti intorno a un tavolo e osservali bene. Che cos’hanno in comune? Ognuno di essi sa fare una cosa soltanto: coltivare.

Mi scorre dentro una grande emozione per la prossima edizione del Festival della Lentezza di Colorno. Non solo perché avrò il piacere di condurre un laboratorio di scrittura autobiografica sul Coltivare il gusto dei ricordi (domenica 17 h 10,30 presso la biblioteca) SIETE CALOROSAMENTE INVITATI (iscrizione sul sito lentezza.org)  ma anche e soprattutto perché sarà un'edizione eccezionale: un tema fondamentale e attualissimo (Coltivare), il coinvolgimento della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, con la presenza di Duccio Demetrio, Anna Maria Pedretti e tanti altri fautori di questa comunità di scrittori unica al mondo, e gli interventi delle mie rockstar personali, da Umberto Galimberti a Stefano Mancuso a Erri De Luca.

 

 

tags: Festival lentezza, Colorno, Personal Storytelling
categories: Laboratory, Personal Storytelling
Monday 06.11.18
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UN ALTAN IN RIUNIONE? Ecco perché lavoro con un visualizer

Image by Andrea Segato

Image by Andrea Segato

Avete presente Altan? Io e i miei figli siamo cresciuti con la magia della Pimpa e dei suoi 303 amici, ma in questo momento ne parliamo come vignettista. “Allora Altan, Trump ha minacciato via Twitter di lanciare missili” gli dice il direttore del quotidiano al telefono e lui ha si e no 24 ore per sfornare un’immagine satirica della reazione dell’italiano medio alla notizia. Ci vuole immaginazione, senso dell’umorismo, velocità, capacità di sintesi, oltre naturalmente a saper disegnare.  

Ecco, ho provato a far sedere insieme a noi, al tavolo Martini SpA riunitosi per partecipare al laboratorio sui valori Cloe, un illustratore - guarda caso nato anche lui a Treviso, come Altan, ma molti anni dopo il creatore della Pimpa. Si chiama Andrea Segato ed è abbastanza folle da accettare una proposta indecente, come questa: visualizzare i dialoghi, le dinamiche relazionali, le idee, le visioni che man mano emergono dal gruppo, seduta stante. 

Perché questa idea?

Innanzitutto perché le lavagne fogli e quello che vi rimane fissato, magari per mesi, in brutta vista, con pessima calligrafia, sono orribili. Eppure ciò che contengono è importantissimo: spesso tra quelle grafiche incomprensibili si nascondono strategie vitali per lo sviluppo!

Uscire da una riunione con una o più immagini sintetiche dei raggiungimenti dell’incontro, consente di dare il giusto rilievo a ciò che il gruppo partorisce e di evitare che le parole si disperdano al vento. Siamo diventati homo videns(anche se a noi che amiamo le parole questo non fa impazzire) e quindi l’immagine diventa fondamentale, anche nel processo di cambiamento di un’organizzazione. Fa un certo effetto vedere sintetizzato un processo spesso macchinoso, in un’immagine ironica e leggera, magari stampata in un bel magazine ad uso interno. Ma la semplificazione (diversa dalla banalizzazione) è materia del design, giusto?

Certo, la scelta dell’illustratore non è scontata: deve rispecchiare nel tono e nello stile la personalità del marchio. Ma per questo ci sono i direttori artistici! 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Image by Andrea Segato

Image by Andrea Segato

Altan in a business meeting – that’s why I work with a visualizer

Do you know Altan? My children and I have grown up with the magic of Pimpa and her 303 friends, but in this moment I’m talking of Altan as a cartoonist. “So, Altan, Trump has threatened via Twitter to launch rockets” the newspaper’s director tells him on the phone and he has barely 24 hours to pop out a satiric image of the reaction to the news of the Italian man in the street. You need to have imagination, sense of humour, speed, synthesis skill, and to be able to draw, of course.

So, I brought a cartoonist to the Martini Spa’s table, during a meeting of the CLOE laboratory on values-based communication. A cartoonist who was born in Treviso, just like Altan - what a coincidence! -, but actually many years later. His name is Andrea Segato and he’s crazy enough to accept such an outrageous proposal, like visualizing dialogues, relational dynamics, ideas, visions that emerge from the group, straight away. 

Why this idea?

First of all, because flip charts are horrible: they stay in plain view in meeting rooms for months, with an awful calligraphy in a confused layout. Nevertheless, what they contain is crucial: those obscure graphics often hide a strategy for development!

Ending a meeting with an iconic description of the achievements of the meeting allows to give the correct significance to what the group has achieved, eliminating the risk of words being dispersed.

We have become homo videns (even though people like me, who love words, may not like that), images have become crucial, also in organization’s change management. It’s captivating, to see in an image the summary of a complex process, ideally printed in an internal-use cool magazine. But simplification is what design is about, isn’t it? 

Of course, choosing the right cartoonist is not that obvious, he/she has to interpret the brand’s personality, in tone and mood. But that’s what artistic directors are for!

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tags: vizualizing, illustration, cartoonist, cloe, Personal Storytelling
Wednesday 04.18.18
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Autobiografia in azienda?

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In alcuni luoghi di lavoro si indossano maschere e armature, in altri invece si può essere sé stessi, confidando nella fiducia reciproca. Ci sono luoghi in cui il calcolo sostiene i giochi di potere e ci sono luoghi in cui l'autenticità, intesa come integrità rispetto ai propri valori, premia. Ci sono luoghi, in cui i direttori vengono cambiati spesso per evitare che creino rapporti umani significativi con clienti e collaboratori e ci sono realtà produttive, spesso italiane e familiari, in cui i rapporti professionali si estendono per decenni, perché si cresce insieme lavorando.

L'autobiografia in azienda non fa per tutti, e certo calza molto meglio al secondo tipo di imprese che ho descritto, perché introduce un elemento di verità, di scambio autentico e profondo, che ha bisogno di un contesto di fiducia di base.

Ma a cosa serve l'autobiografia in azienda? 

La scrittura è espressione privilegiata del linguaggio, perché riesce a dissipare il caos che spesso attanaglia la nostra mente, impedendoci di strutturare ed esprimere il nostro pensiero. 

E’ forse un caso che, quando vogliamo chiarire qualcosa a noi stessi in primis, stendiamo un elenco o uno schema con carta e penna?

E che tipo di scrittura autobiografica può essere utile in azienda? Sicuramente una narrazione della propria storia professionale all’interno di un gruppo, condotto da un esperto, che si riunisce per affrontare con strumenti nuovi i temi cruciali su cui le organizzazioni sono chiamate a lavorare oggi, temi come il cambiamento, la riorganizzazione, la creazione di una nuova identità, la trasformazione digitale, i valori fondativi.

La condivisione delle storie di vita, resa più facile da un lato dall’esposizione di sé a cui ci ha abituato i social media e resa più difficile, dall’altro lato. dalla frammentazione a cui gli stessi social media ci hanno costretto, spingendoci ad adattarci al mezzo a discapito della nostra complessità, ci consente di ritrovare unità - unità tra sé e sé e unità all’interno del gruppo, che aumenta la conoscenza reciproca, rinsalda i legami e stimola l’appartenenza.

Ma non è tanto la scrittura da sola ad essere uno strumento da rivalutare, quanto il metodo autobiografico fondato sulle regole stabilite dal patto ideato da Philippe Lejeune, uno dei massimi studiosi in materia. Le regole di questo patto si basano sul rispetto per le altre storie di vita, sull’assenza di giudizio, sul confronto basato sull’esperienza e non sull’opinione. Ciò consenta di confrontarsi in modo costruttivo, nel rispetto delle molteplici esperienze, poiché si tratta di uno strumento che rispecchia l'unicità e la preziosità di ciascun contributo.

Quando poi la scrittura autobiografica è sostenuta dalla riflessione filosofica e seguita dalla capacità di visualizzare creativamente i risultati raggiunti dal gruppo di lavoro – come succede nel laboratorio CLOE – allora possiamo parlare di un approccio completamente nuovo alle sfide del cambiamento in azienda. 

 

Autobiography in enterprises

In some working places one wears masks and armors, in others one can be oneself, putting faith in mutual trust. There are working places where calculations sustain power games and there are  working places where authenticity, meant as integrity in accordance to one’s values, pays. There are places where directors are changed fast to avoid them bonding with clients and collaborators and there are companies, often Italian family-managed ones, where professional relationships go on for decades, because people grow together by working together.

Autobiography inside the organization is not for everybody and for sure it fits much better the second type of companies I described, as it introduces deep truth and authentic sharing – something that requires a trustful context.

But what is autobiography in companies for?

Writing is a privileged expression of language, as it dissolves the chaos that often grips our mind, preventing us from structuring and expressing our thoughts. Is it a coincidence, that when we want to make clear something to ourselves, we take pen and paper and we write a draft, a scheme, a list?

And which kind of autobiography can be useful for a company? 

For sure a professional personal storytelling inside a group, lead by an expert, focusing on some crucial theme, such as change management, re-organization, rebranding, digital transformation, values.

The sharing of personal stories has become from one side easier, because of the exposition of the self to which social media got us used to and, from the other side, it has become more difficult, as the same social media forced us to adapt ourselves to specific communication goals, threatening our complexity and unity. The advantages of personal storytelling in a company is the increase of mutual understanding, of the sense of belonging, of the creative approach.

It’s not just autobiographical writing itself that needs being taken into consideration as a new, valuable chance to manage change, but even more the autobiographical method founded on the rules established by the autobiographical pact by Philippe Lejeune, one of the maximum experts of this field. The rules of this pact are based on respect for life stories, on absence of judgement and criticism, on sharing based on experience and not on opinions. This method allows people in a group to dialogue in a constructive way, respecting the various points of view, the unicity and preciousness of every contribution.

When the autobiographical writing is sustained by philosophical thinking and followed by creative visualization of the group’s results – as it happens with the CLOE laboratory – then we can talk of a completely new approach to the challenge of change in companies.

 

 

categories: Personal Storytelling
Wednesday 04.11.18
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Valori in impresa

Perché parlare di valori in impresa? Cosa senso ha? ho chiesto alla filosofa, formatrice e coach Stefania Contesini, co-conduttrice del laboratorio CLOE.

Ecco la sua risposta.

Fino a pochi decenni fa l’impiego del termine valorea proposito delle imprese veniva considerato nella sua accezione puramente economica, in quanto capacità dell’azienda di conseguire redditività. L’aver interpretato da parte della teoria economica, il termine valore in questo modo, ha fatto sì che venisse trascurata la ricchezza di questo concetto. Esso, infatti, come mostra anche la sua etimologia, ha sempre avuto una pluralità di significati, oltre a quello economico, anche quello sociale, morale, come pure quello che indica lo star bene in senso fisico. 

Da alcuni anni a questa parte anche nel mondo delle imprese si è cominciati a riconoscere e apprezzare una concezione pluridimensionale del concetto di valore.   Siamo infatti in presenza di un mutamento di paradigma rispetto al passato, per cui l’impresa non è solo un attore economico ma anche e insieme un attore sociale.  Valore non è più solo quello economico. 

Oggi parlare di valore e di valori in impresa sta diventando familiare. I valori costituiscono l’anima dell’impresa, sono ciò che gli permette di riconoscersi ed essere riconoscibile dagli altri. Puntare su alcuni valori permette all’impresa di distinguersi e individuarsi, rispetto agli altri e dunque di essere più competitiva. Non si può comunicare se stessi senza aver cognizione dei propri valori e del modo in cui li si realizza. 

Sapere i propri valori non è un processo immediato. Non basta domandare in quale valore si crede per ricostruire la fotografia dei valori di un’impresa.  La presenza o l’assenza del valore deve emergere in primo luogo dalla narrazione delle persone che vivono in aziende,così da convogliare l’attenzione su ciò che merita di essere notato, incorniciare i momenti significativi e saperne dare conto. Ma sopra ogni cosa è necessario accompagnare le persone nella ricerca di una visione più chiara e partecipata del fine comune, e cioè del modo di vivere alcuni valori come dimensioni fondamentali della comunità di lavoro. In quest’attività la filosofia, con i suoi metodi e strumenti, è una preziosa alleata, anzi, potremmo dire il sapere più appropriato per lavorare con i valori, se è vero, come ci ricorda la filosofa Simone Weil, che “la nozione di valore è al centro della filosofia”.

Stefania Contesini

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Values in business

Why talking about values in business? What does it mean? I asked philosopher, coach and educator Stefania Contesini, co-leader of the CLOE laboratory.

Here’s her answer.

Until a few decades ago the word value, when used regarding enterprises, used to simply refer to the mere economical meaning of the enterprise itself. The reason for this fact is that the economic theory broadly neglected the richness of this concept. As its ethimological origin demonstrates, the word value has always had a multiplicity of meanings, economic of course, but also social, moral, physical.

Since a few years the business has started to recognize and appreciate a multidimensional vision of the word “value”, as we’re facing a big change, seeing enterprises playing not just and economical role, but also a social one. Values are no longer merely economical values.

Today talking about values is becoming familiar. Values are the enterprise’s soul, they allow the enterprise to have a clear identity, to be identified by consumers and to differentiate itself from competitors. One cannot communicate one’s own identity without being aware of one’s values and how to put them into practice. 

But to be aware of one’s own values is not a sudden process. Asking in which values one does believe is not enough to have a full picture of an enterprise’s values. The presence (or lack) of values has to merge from the storytelling of the people living the enterprise, bringing to life practices, events, moments that need to be noticed, observed, shared.

What is more important, is to coach professionals who want to look for a clearer and more participated vision of the “common goal” to start to understand how values can become a fundamental dimension of the working environment. In this process, philosophy, with its methods and tools, can be a precious ally, indeed, we could say the most appropriate kind of knowledge to work with values, if it is true what the philosopher Simone Weil wrote “ the idea of value is at the center of philosophy”. 

Stefania Contesini

tags: Valori, Filosofia, Impresa
categories: Storytelling, Laboratory
Tuesday 04.03.18
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CLOE – o l’importanza della comunicazione basata sui valori

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“Il marketing oggi è l’arte di creare valore autentico per il consumatore”

Prof. Philip Kotler, marketing guru

 

Nel business siamo abituati a voler far parlare fatti, dati e numeri, lasciando i valori fuori dalla porta. Ma così facendo, i nostri messaggi, le nostre azioni, i nostri prodotti hanno meno probabilità di essere capiti, ricordati, scelti.

Infatti, spesso oggi il consumatore non vuole limitarsi ad acquistare un prodotto, ma vuole acquistare anche il perché si fa quel prodotto e il come lo si fa.

Quando i valori portanti dell’impresa sono identificati, consolidati, visualizzati con creatività e fervida immaginazione, comunicati con orgoglio e convinzione, la nostra azione comincia ad attirare l’attenzione, ad essere rilevante, credibile e quindi a generare fiducia.

Agire e comunicare sulla base di valori ci consente di rendere più potente la nostra impresa, perché ci avvicina alle persone sui punti che si hanno in comune.

Le ultime frontiere del marketing parlano di un nuovo mindset, per cui le aziende devono ridefinire la loro missione e visione a partire dai valori, per creare un’offerta che sia in grado di toccare la mente, il cuore e lo spirito del pubblico, tenendo in considerazione 3 aspetti fondamentali per combinare profitto e sostenibilità: il valore economico, la responsabilità ambientale e il progresso sociale.

In che modo un’impresa conosce i propri valori? Come distingue tra quelli solo immaginati o desiderati e quelli effettivamente praticati? Come li visualizza e come li trasforma in un’immagine coordinata efficace? Come li condivide con pubblici interni ed esterni? Come li articola in una narrazione capace di dare senso, profondità e incisività al messaggio?

E ancora, come gestisce i cambiamenti nel rispetto dei propri valori? Come promuove quei valori che intende portare avanti ma che non sono ancora compiutamente realizzati?

Partendo dal credere nella forza del business come motore di cambiamento positivo per il mondo, sulla scia della nascita delle Benefit Corporations, io, come direttrice creativa, insieme alla filosofa e coach Stefania Contesini abbiamo ideato un laboratorio inedito di values-based communication indirizzato alle organizzazioni. Si chiama Cloe (come una delle città invisibili di Calvino) e rappresenta un approccio nuovo per chi vuole creare soluzioni collettive e indirizzare il cultural change nelle organizzazioni lavorando sui valori d’impresa con gli strumenti del dialogo, della filosofia come metodo elettivo per riflettere sulla natura dei valori e sulle loro implicazioni pratiche, dello storytelling e della creatività.

Più di un’impresa ha già fatto questo viaggio con noi. Se sei interessato a ideare un laboratorio per la tua organizzazione, contattami!

Elisa Barbieri

e.barbieri@00am.it

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CLOE – OR THE IMPORTANCE OF VALUES-BASED COMMUNICATION

“Marketing today is the art of creating genuine customer value”.

Prof. Philip Kotler, marketing guru

In the domain of business, we have been trained to leave our values at the door. But when we do, our messages, our actions, our products are less likely to be understood, remembered, chosen. Nowadays, consumers do not want to simply buy a product: they want to buy the reason why that product is made and how it is produced.

Indeed, when the enterprises’ values are identified, visualized with creativity and imagination, conveyed with pride and conviction, our action starts to grab people’s attention, to be relevant, believable and able to build trust.

To act and communicate on the level of shared values allows us to connect with people on an important common ground.

The latest marketing frontiers are all about a new mindset: companies and organizations in general must redefine their mission and vision starting from values, in order to create an offer that can reach the audience’s mind, heart and soul, by taking into consideration 3 fundamental aspects to combine profitability and sustainability: economic value, environmental responsibility and social progress.

But how to understand which are a company’s real values, considering that authentic values are not the ones one would ideally want to have, but the ones that come to light from actual behaviours?

How to act consistently with ones’ values? Come to manage the cultural change according to one’s values?

And, once identified, how to visualize an enterprise’s values? How to transform them into a coordinated image? How to share them with internal and external audiences? How to articulate them into a storytelling, capable to give sense, depth and strength to our message?

Starting from the belief that the power of business is a precious energy for a positive change in the world, in the wake of the Benefit Corporations movement, myself – as creative director - and philosopher/coach Stefania Contesini have created a fresh and original values-based communication laboratory for organizations. Its name is Cloe (like one of Calvino’s Invisible Cities) and it stands for a new approach to create shared solutions and orient the cultural change by working on the enterprises’ values, with the languages of dialogue, storytelling and creativity.

More than one company has already taken this journey with us. If you are interested into a Cloe laboratory for your company, just contact me!

Elisa Barbieri

e.barbieri@00am.it

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Thursday 03.22.18
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Angelo Seminara’s Stolen Vase – a story of rare hands

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Sala Umberto, Rome, late 90’s. Angelo Seminara is rehearsing one of his first hairshows. Since the 20’s the theatre has been the temple of vaudeville in Rome; even Totò performed here. An object used as a simple prop grabs Angelo’s attention: a ceramic vase, with a gently rounded shape, recalling a classic handmade Murano glass. The vase is covered with an overlay of an extra-fine woven texture, in a natural color. Angelo grabs it. He can feel the soft, regular rhythm of the thin straw threads under his fingertips. It’s like touching those traditional rush-covered straw mats, originally used in Japan as seating for aristocrats, samurai and priests.

He closes his eyes. What if this superb, ancient, noble craft could be infused into hairdressing? On the flight back, the vase, safely wrapped, nestles in Angelo’s luggage. More than a keepsafe of the Roman trip, it’s a memory trigger for the future. Memento! used to say Latins, meaning a phrase or a monument intended as an exhortation to remember. The vase finds a prominent place in Angelo’s London studio, providing a constant warning not to forget the stunning beauty that patient, skillful, time-oblivious hands can create.

In the following years, while developing his research on the use of hair as a raw material for experimental handicraft, Angelo cannot stop wondering if he will ever be able to bring that level of tiny detail to hair.

Finally, after a nearly 20-year interlude, Angelo comes up with a new technique called Tatami; a technique that brings hairdressing one step forward, by achieving an unbelievable subtlety of texture, something nearly impossible to create manually.

Now that his persistent efforts have resulted in an astonishing outcome, Angelo is planning a visit to Rome to replace the stolen vase, full of gratitude for an object, that has allowed him to take a long and fruitful journey through the many possibilities of hairdressing.

Watch the video

Since nearly 20 years, Angelo Seminara is carrying on a special research on the use of hair as a raw material for experimental handicraft. In particular, he has been looking for a way to infuse into hairdressing the superb, ancient and noble craft of Tatami, the traditional rush-covered straw mats, originally used in Japan as seating for aristocrats, samurai and priests.

Finally in 2018, Angelo comes up with a new technique, called Tatami, that brings hairdressing one step forward, by achieving an unbelievable subtlety of texture, nearly impossible to create manually.

This technique, which brings the tiny detail of straw weave to hair, is even more: it’s Angelo’s latest independent fashion collection, where the rigorous order of woven hair is masterfully counterbalanced by texturized loose hair in big volumes. Like a modern day Frida Kahlo or a contemporary geisha, the woman pictured in the collection is free, self-confident and inventive. Her make up is daring, her clothes sophisticated and boldly combined.

The transgressive side of the project is powerfully aroused by the tense atmosphere of the video clip, where a mysterious museum exhibits heads of hair instead of works of art.

 

tags: Angelo Seminara, british hairdresser of the year, tatami, Alessandro Molinari, Elisa Barbieri, Personal Storytelling
categories: Personal Storytelling
Tuesday 03.13.18
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Dina DeLuca Chartouni – The Hotel Couture Personal Storytelling – Episode#4

Dina DeLuca Chartouni - photo Francesco Vitali

Dina DeLuca Chartouni - photo Francesco Vitali

La summa della femminilità. Tutte le caratteristiche femminili unite insieme. Ma no, non pensiamo solo alla innata capacità di ammaliare, pensiamo a una dolce forza che smuove le montagne. A una agilità nel muoversi fluidamente tra un segno grafico e un conto economico, tra il dietro le quinte di un film e una sala riunioni. Tenere insieme tutti i pezzi, con disinvoltura. Questo ciò che mi ha colpito della proprietaria del The Lowell Hotel di New York, Dina De Luca Chartouni, che vi racconto in questa short story “Debut”.

The summa of femininity. All female features together. But, let’s not think just of the inborn skill to bewitch, let’s think to a sweet strength, able to move mountains. To agility to move fluently from a graphic sign to a budget, from a film backstage to a meeting room. Keeping all different pieces together, with nonchalance. This is what struck me most of Dina De Luca Chartouni, owner of The Lowell Hotel New York. I’m going to tell you about her in “Debut”.

 

 

tags: Dina DeLuca Chartouni – The Hotel Couture Personal Storytelling, Elisa Barbieri, giulietta kelly, 00:am, Dina DeLuca Chartouni, The Lowell, New York
Wednesday 03.07.18
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Marie Louise Sciò – The Hotel Couture Personal Storytelling – Episode#3

photo Francesco Vitali

photo Francesco Vitali

Marie Louise Sciò, creative director at Pellicano Group, is one of those women you can fall in love with at first sight. At least, for me it has been enough to see her in the first sequence of a Semaine video, where she shakes an espresso with a multicolor turban on her head and an half-embarassed half-amused expression on her face.

And then, indeed, the Pellicano … what a wonderful hotspot is this hotel on a reef on the Tyrrhenian blue! My dream would have been to interview her over there, where she grew up. Instead, she invited us to her Roman flat. Comfy and chic, ça va sans dire. And from there this short story, entitled “Open Challenge”, starts. 

Marie Louise Sciò, direttrice creativa del Pellicano Group, è una di quelle di cui ti puoi innamorare a prima vista. Almeno, per me. Mi è bastato vederla nella prima scena di un video di Semaine, col turbante multicolor in testa, shakerare un espresso al pool bar del Pellicano con un’espressione fra il divertito e l’imbarazzato. E poi, appunto, Il Pellicano… ma vogliamo parlare di cos’è quell’angolo di scogliera sul blu tirreno? Il mio sogno sarebbe stato intervistarla proprio lì, dove è cresciuta. E invece ci ha invitato nel suo appartamento romano. Comodo e chic, ça va sans dire. E da lì parte questo racconto, intitolato “Sfida Aperta” (Open Challenge).

tags: marie louise scio, il pellicano, Personal Storytelling, The Hotel Couture, Storytelling, Elisa Barbieri, 00:am
categories: Personal Storytelling
Tuesday 02.27.18
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